JENNE

A poco più di 80 km da Roma la “città eterna”, ed esattamente nella Valle dell’ Aniene (affluente del fiume Tevere) posta su di un promontorio montuoso, ad un’altezza di 900 metri.

L’origine del nome “Jenne” è difficile da individuare e si perde, per dirla con Fogazzaro, “sepolta nella caligine de’ secoli”: secondo alcuni deriva dal latino “Janua”, ossia “ingresso”, “porta”, ad indicare la posizione dominante dell’abitato sulla valle dell’Aniene. Altre fonti ne indicano l’origine nella parola “Genna” (traducibile come “luogo freddo”), o anche “Gehenna”, “le porte dell’inferno”.

Quest’ultima possibilità sembra la più accreditata, e sarebbe suffragata, secondo alcuni, dal nome delle profonde grotte carsiche ai piedi del monte Pratiglio, sulle cui pendici giace il paesino di Jenne: le “grotte dell’Inferniglio”. Difatti, la prima citazione storica della località è riscontrabile in una pergamena fatta redigere da Papa Leone IX, la quale conferisce all’Abbazia di Subiaco ed alle sue pertinenze (i suoi monti, colli e luoghi agresti) il toponimo di “Fundus Gehenna”.

Il primo documento che cita Jenne è un atto di donazione che il Papa Leone IX fa del paese al monastero benedettino di Subiaco. In tale occasione l’abate del monastero, Umberto I, nel 1052-53 pose una lapide di marmo con l’epigrafe “Castrum Jennarorum” davanti all’ingresso del monastero di Santa Scolastica, citando Jenne tra i possedimenti del monastero.

Nel 1079 circa, Ildemondo dei Conti, comandante di una pattuglia di normanni e di longobardi assediò Jenne ove impose la resa l’invasore, Ildemondo si riappropriò così di Jenne.

Nel 1113 Jenne fu feudo di un certo Crescenzo, parente dell’Abate Giovanni.

Nel 1116 i seniores trebenses[2] furono costretti a riconsegnare Jenne all’Abbazia, causa una sentenza.

Il feudo fu indi dell’Abate Simone, più tardi di Filippo di Marano (nel 1176), un avo di Rinaldo II che divenne Papa Alessandro IV.

Alla morte di Alessandro IV, il testamento spartì le proprietà tra i discendenti: Jenne passò così a Rinaldo III. Nel 1300 i figli di Rinaldo lasciarono Jenne al cardinale Francesco Caetani.

Nel 1639 il papa Urbano VIII dette “in perpetuo” Jenne all’Abbazia, mentre sotto il papa Benedetto IX il paese fece parte della Sacra Congregazione del Buon Governo di Roma.

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